OLIMPIADI DELLA SICUREZZA, PRIMA EDIZIONE ASSOLUTA

“Eppure c’è, siamo sicuri!” dicono loro. “Non mi risulta, il pittogramma di corrosivo non c’è, mi spiace” dico io. “Guarda che lo ricordiamo bene, è stampato sul contenitore della candeggina di là in reparto” dicono. “Ho qui la scheda di sicurezza della vostra candeggina: c’è solo il punto esclamativo” dico. Loro, i componenti di una delle dieci squadre concorrenti, non sono convinti, ma se ne vanno. Penso che abbiano accettato il mio autorevole verdetto di giudice di gara in una delle 6 prove olimpiche, quella in cui devono ricostruire l’etichettatura di alcuni agenti chimici pericolosi usati in azienda. Dopo un po’ tornano baldanzosi con una tanica in mano: “Vedi che avevamo ragione? Sulla candeggina il pittogramma di corrosivo c’è!” In effetti c’è. Urge sbrogliare l’intrigo, onde evitare che la squadra presenti ricorso al C.I.O. e poi chissà come e quando va a finire. Analizziamo il fusto, analizziamo la scheda: ecco svelato l’arcano, la concentrazione di ipoclorito di sodio. Nel fusto è maggiore rispetto alla scheda, quindi abbiamo in azienda due candeggine diverse. Fiuuuuu! Hanno ragione tutti, e tutti vincono, in perfetto spirito olimpico. Sì, perché queste sono le OLIMPIADI DELLA SICUREZZA, prima edizione della storia universale (ho fatto una veloce ricerca, e non risultano precedenti, neanche ai tempi dell’antica Grecia).
Non manca nulla: il sacrosanto agonismo, i colori delle squadre, i talentuosi e i gregari, il podio e le medaglie, il pubblico e le istituzioni. Solo che siamo in un venerdì pomeriggio, in orario di lavoro, in uno stabilimento della zona industriale di Sarego, e questa, almeno a mia memoria, non è per nulla una circostanza normale. Fermare l’attività, riunire tutti i dipendenti, lavorare per mesi ad organizzare, inventare 6 discipline sportive in tema sicurezza e ambiente (tra primo soccorso, antincendio, rischio chimico, dpi e riciclo dei rifiuti), allestire campi gara in fabbrica e… via, avanti con la Competi-Formazione, beh, ce ne vuole.
Ci vuole una HSE Manager infaticabile e appassionata che si ingegna a ideare e realizzare, tipo Elisa Bua, ci vuole una Responsabile che la stimola e la sostiene, tipo Loredana Reniero, ci vuole un Datore di lavoro atipico, dalla visione ampia, non convenzionale e, appunto, sportiva, tipo Franco Jamoletti, e ci vuole un’azienda che ci crede, che sta al gioco, che vive e pulsa attorno al proprio futuro, tipo Regas (www.regasenergy.com).
In mezzo a tutto questo un RSPP giudice di gara come me non può che assecondare, e pensare che sì, dai, sarà pur dura, ma c’è speranza.
P.S. In ogni caso, indipendentemente da etichette, concentrazioni e ricorsi, sul fatto che la candeggina non si beva eravamo tutti d’accordo.