La canna passiva
Settembre 2018
La prima cosa che ti chiedono in fabbrica quando spieghi che per alcune mansioni, ma solo per alcune particolari mansioni, bisogna fare i test sulle droghe: “Ma allora gli altri possono?”
Lo sai che scherzano, e ci ridi su, con professionale moderazione. Poi salta fuori uno: “E adesso io come faccio?” E tu sei sicuro che anche lui sta scherzando. Forse.
Comunque siamo ad un corso carrellisti e bisogna parlare anche di droghe. Oltre alle audaci rispolverate di Fisica, tra principio della leva, baricentro e forza centrifuga, tocca inoltrarsi negli ombrosi meandri degli accertamenti da eseguire, una volta all’anno, sull’assunzione di sostanze stupefacenti e psicotrope. Argomento che spesso apre inaspettati scenari di vivo interesse, alla faccia di chi sostiene che i corsi di sicurezza e salute nel lavoro sono noiosi. Domanda: “Perchè il muletto sì e il carroponte no?” Risposta: “In effetti non lo so”
D.: “Che tipo di test si fanno? Sui capelli?”
R.: “No, si fanno sulle urine”
D.: “Perché sui capelli resta per un sacco di tempo, giusto?”
R.: “Non so di preciso, pare per qualche mese.”
D.: “Sulle urine invece quanto tempo restano le tracce?”
R.: “Mah, bisognerebbe chiedere al medico, mi pare che le droghe leggere lascino traccia per circa venti giorni, quelle pesanti meno.”
D.: “E quanto tempo prima del test veniamo avvisati?”
R.: “Al massimo ventiquattr’ore prima.”
D.: “Quindi se uno si fa una canna e le tracce restano per venti giorni, ma poi lo avvisano solo ventiquattr’ore prima, lo possono beccare?” Risposta: “Ehm… direi di sì”
D.: “Se uno si rifiuta di fare il test?”
R.: “Non prende l’idoneità sanitaria e non può usare il carrello”
D.: “E se uno non si presenta il giorno del test? Perché, sai, può sempre capitare un imprevisto, uno si sveglia la mattina e sta proprio male…”
R.: “Ti possono fissare il test una seconda volta, avvisandoti sempre ventiquattr’ore prima, però se non ti presenti neanche la seconda volta ti danno non idoneo alla mansione.”
D.: “Ma se per caso uno fa il test e viene fuori che c’è qualcosa?”
R.: “Eh, faccenda complicata. Il medico fa un secondo test, che si chiama test di secondo livello, più preciso, per essere sicuri che il primo risultato non sia falso. Poi se anche il secondo test dà esito positivo parte tutta una trafila. Bisogna anche fare un percorso al servizio dipendente dell’ULSS, il SERT, o SERD, quello là insomma. Nel frattempo la mansione viene sospesa.”
D.: “Ma positivo non è una cosa buona?”
R.: “In questo caso no.”
C’è una pausa di silenzio apparente, in cui senti ronzare in sottofondo le serrate riflessioni degli alunni. Le domande comunque sembrano esaurite e pensi di poter passare oltre, imboccando il viale luminoso delle regole per la guida e per la manutenzione del mezzo, quando dal fondo dell’aula si alza lentamente una mano. Guardi la mano, guardi il proprietario della mano che sta poco sotto.
Lui fa scorrere altre 2 o 3 secondi. Poi: “C’è un mio amico, in un’altra azienda, a cui è capitata una cosa”
Ahi ahi ahi, ecco la sindrome dell’amico a cui capitano cose strane, e inconfessabili. “Gli hanno fatto il test delle droghe. È risultato positivo. Il medico gliel’ha detto. Lui ci è rimasto davvero male, ha detto al medico che non era possibile. Che lui non si droga. Non fuma erba. Niente. Al massimo gli è capitato di uscire con gente che ogni tanto, forse, ma forse, fuma qualcosa. Giusto qualche tiro. E che magari lui, essendo nella stessa stanza, si sa mai, potrebbe aver respirato qualcosa. Sì, insomma, può capitare, giusto? Che succede in questo caso? Non è mica giusto perdere il lavoro per un po’ di canna passiva”
Inutile controllare: la legge non dice nulla sulla canna passiva.
Il docente stupefatto
Ing. Alberto Vicentin

