Comune che vai, SUAP che trovi!
Novembre 2019
La professione del consulente ambientale, cosa a me sconosciuta fino a tre anni e mezzo fa, mi ha introdotto in un mondo tutto nuovo, un mondo pieno di Enti competenti, ognuno con la propria funzione e con il proprio ruolo.
Si consideri a titolo esemplificativo una pratica di domanda di autorizzazione per le emissioni in atmosfera presentata da un’Azienda. L’iter istruttorio prevede di rapportarsi con i seguenti Enti competenti:
- Provincia: è l’Ente competente all’emanazione del provvedimento autorizzativo, essa fornisce parere in merito alla documentazione tecnica fornita dall’Azienda;
- ARPA: è l’Ente competente delegato dalla Provincia al controllo e alla supervisione del rispetto delle prescrizioni autorizzative emanate dalla medesima Provincia;
- SPISAL: è l’Ente competente a fornire parere in merito all’ammissibilità di eventuali emissioni diffuse presenti negli ambienti di lavoro dello stabilimento;
Comune: è l’Ente competente a verificare il rispetto dei vincoli di carattere urbanistico-edilizio, paesaggistico, ambientale, idrogeologico e di zonizzazione acustica dello stabilimento da autorizzare; - SUAP: è l’acronimo di “Sportello Unico per le Attività Produttive”, ne esiste uno per ogni Comune e il suo compito principale è coordinare gli Enti competenti e l’Azienda nell’ambito dei procedimenti ordinari di autorizzazione, ad esempio inoltrando le varie comunicazioni e rilasciando il provvedimento autorizzativo già predisposto dalla Provincia.
Il curioso episodio inizia verso la fine di Luglio, quando presento per conto di un’Azienda vicentina una domanda di autorizzazione per le emissioni in atmosfera per il trasferimento e la modifica dei propri impianti produttivi. In particolare si trattava di una richiesta di adesione all’autorizzazione di carattere generale, un’autorizzazione semplificata che permette alle Aziende che possono aderire (è necessario rispettare diversi e precisi requisiti) di ridurre notevolmente i tempi dell’iter istruttorio. L’Azienda era in procinto di trasferirsi presso un nuovo Comune, pur rimanendo sempre all’interno della Provincia di Vicenza. L’inizio è subito scoppiettante. Trasmetto la pratica su portale e il responsabile SUAP richiede immediatamente delle integrazioni documentali. Si fa presente che solitamente la figura del responsabile SUAP coincide con il tecnico comunale operante presso l’ufficio tecnico/ecologia/edilizia del Comune. Chiamo per chiedere delucidazioni, ma ottengo una risposta alquanto confusa. Rimango un po’ basito, ma comprendo allo stesso tempo che fortunatamente le integrazioni richieste non bloccavano l’iter istruttorio.
Dopo il rientro dalle ferie, verso la fine di agosto, è la Provincia a richiedere ulteriori integrazioni. Mi coordino con l’Azienda e in pochi giorni trasmetto la risposta. L’iter prosegue. Successivamente, a settembre inoltrato, verificando per caso il portale SUAP, noto con mia grande gioia l’invio del provvedimento autorizzativo da parte della Provincia direttamente allo Sportello Unico per le Attività Produttive. Mancava però l’ultimo tassello per chiudere il “cerchio”, era necessaria la trasmissione dell’autorizzazione all’Azienda da parte dell’unico Ente preposto al rilascio ufficiale: il SUAP!
Impotente, attendo circa un altro mese, dopo il quale finalmente arriva un nuovo messaggio di posta PEC. Esclamo: “È arrivata l’autorizzazione!” Peccato però che mi stavo sbagliando completamente. Dovevo ancora fare i conti con il solito responsabile SUAP. Mi richiede ulteriori integrazioni, ma questa volta non chiede di fornire altra documentazione tecnica. Chiede un pagamento, più precisamente un supplemento al pagamento già effettuato in sede di domanda. Solitamente prima di comunicare all’Azienda il pagamento da effettuare mi confronto sempre telefonicamente con ogni singolo SUAP per essere sicuro degli importi previsti da tariffario. L’avevo fatto pure quella volta. La somma pagata inizialmente dall’Azienda corrispondeva a quanto il responsabile SUAP mi aveva comunicato a fine luglio. “Cosa sarà mai cambiato in questi pochi mesi?” è la domanda che continuavo a farmi. Non capivo, mi sembrava una richiesta assurda!
Chiamo. La risposta del responsabile SUAP è pura poesia: “È necessario procedere all’ulteriore pagamento perché dobbiamo rilasciare un’Autorizzazione Unica Ambientale (A.U.A.).” Replico all’istante: “Un’A.U.A.? E perché mai un’A.U.A.?” Risponde con fermezza: “Certo! Dobbiamo rilasciare un’A.U.A. e dovete procedere ad un supplemento di pagamento perché così è stabilito nel nostro regolamento comunale in vigore.” Controbatto: “Mi scusi, quale regolamento comunale? È possibile consultarlo?” Risponde seccato: “Ma sì dai, quel regolamento comunale lì! È in vigore e lo devo applicare.” Evviva la chiarezza, ho pensato. Ma le giustificazioni continuano: “E poi scusi eh, ma l’Azienda nell’altro Comune dove era insediata era autorizzata con un’Autorizzazione Unica Ambientale!” Taglia corto e non mi lascia il tempo di controbattere. La chiamata si conclude.
Metto giù il telefono e comincio a ridere. Rido per non piangere, ovviamente. Il responsabile SUAP era fortemente convinto di copiare in tutto e per tutto ciò che un altro SUAP, facente parte di un altro Comune, aveva già rilasciato. Per lui era inammissibile fare diversamente. Peccato però che nel trasferimento da un Comune all’altro le condizioni al contorno fossero cambiate e l’Azienda avesse presentato una “semplice” richiesta di adesione all’autorizzazione di carattere generale, non una domanda di Autorizzazione Unica Ambientale. La confusione regnava sovrana.
Pensavate fosse finita, vero? Certo che no, non avrei scritto questa storia altrimenti!
L’Azienda stanca della trafila decide di procedere al pagamento. Il giorno successivo viene rilasciato dal SUAP l’attesissimo provvedimento autorizzativo. Esclamo: “Finalmente, era ora!” Scarico il documento, lo apro e non posso credere ai miei occhi. L’autorizzazione pervenuta era intestata ad un’altra Azienda! Rimango scioccato, attonito. Chiamo per l’ennesima volta per avvisare dell’errore. Mi risponde sempre lui, il responsabile SUAP: “Impossibile! Ci dev’essere sicuramente un errore!” Certo, l’errore c’è, eccome se c’è, è un errore enorme. Continua: “Mi dia il numero della pratica così verifico.”
Fortunatamente le verifiche effettuate andarono a buon fine e il corretto provvedimento fu rilasciato all’Azienda.
“Tutto è bene quel che finisce bene” scriveva William Shakespeare nell’omonima commedia, diventato oramai un famoso proverbio nel linguaggio comune, ma l’inadeguatezza, la scarsa competenza e a volte l’eccessiva burocrazia sono difficoltà oggettive che da tre anni e mezzo a questa parte sto imparando a gestire, affrontare e sempre più spesso a superare.
Federico Soldà